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30.8.2006 Il Tenimento Spadaro dove il redattore del sotto riprodotto albero genealogico ama trasorrere parte del suo tempo libero insieme alla sua compagna Maria Concetta Prestipino Giarritta Gino e Cettina***********************Poetessa greca amica di famiglia già ospite del tenimento
PARTE DEI CONSANGUINEI DEL DIRETTORE SPADARO SARDO ALL'INSEGNA DI TUTTI PER UNO ED UNO PER TUTTI ARCHIVIO SPADARO SARDO DI PASSANITELLO GENEALOGIE PER CHI FOSSE INTERESSATO A NOTIZIE STORICHE SULLA FAMIGLIA SPADARO: gigalizade@tiscali.it Blasone della famiglia Spadaro di Passanitello "Di rosso alla torre d'argento ai due palchi murata ed aperta di nero fondata sulla campagna di verde e sostenuta a sx da un leone d'oro tenente in sbarra una spada d'argento guarnita d'oro"
Ramo SPADARO CARINI A CURA DEL REDATTORE AVV.BIAGIO SPADARO SARDOPER CHI FOSSE INTERESSATO A NOTIZIE STORICHE SUGLI ALTRI RAMI DELLA FAMIGLIA SPADARO: gigalizade@tiscali.it
Inizia con Don Michele, decimo figlio di Don Carmelo Luigi Pietro Paolo Benedetto Gesualdo Barone di San Zaccaria d’Aere del Conte ed Oliveto, Archeologo n.a Scicli 25.8.1794 m. ivi 14.12.1870 che sposa il 13.9.1818 Donna Caterina Ferreri Baronessa di Passanitello n. 5.8.1804 m.16.2.1853, della quale assume il titolo nobiliare per maritali virtù. I titoli del casato sono riportati nell’elenco ufficiale della Nobiltà d’Italia – Presidenza del Consiglio dei Ministri- Consulta Araldica del Regno.
AL CENTRO IL PERPETUATORE DELLA STIRPE DEL REDATTORE Di seguito la genesi della parentela del titolare di questo blog Direttore Dott. Biagio Spadaro Sardo con il Presidente della Regione Siciliana fu On. Silvio Milazzo (zio Silvio), con cui trascorse tre anni della sua vita (1964-1967)mentre era universitario in giurispruenza a Palermo (si sarebbe laureato a Messina)tra il feudo "Noce", il Palazzo Milazzo in Caltagirone ed il palazzo Planeta in Palermo, circondato dall'affetto della moglie Zia Rosy,delle figlie Mariella (all'anagrafe Maria),Lisetta (all'anagrafe Brigida)e Silvia. Di casa la gradevole presenza di Giuliana, una cameriera originaria di un piccolo paese del Veneto che aveva dovuto abbandonare e che era stata raccomandata a Zio Silvio dalla "CHIESA". Era il tempo in cui, finiti i clamori della politica, zio Silvio, collaborato da me, si dedicava prevalentemente all'amministrazione del feudo "NOCE" e saltuariamente lo accompagnavo a Palermo dove manteneva i contatti politici. Ricordo che le riunioni alle quali non presenziavo, si tenevano in una villa a Mondello o nell'ammezzato del palazzo Planeta, dove mi presentò fra gli altri, Emanuele Macaluso deputato comunista che stimava: Benedetto Spadaro Barone di Passanitello d’Aere del Conte ed Oliveto e di San Zaccaria (1794-1870)è padre di Francesco (1823-1901) e di Michele (1837-1915). Da Francesco e Corradina Bellone nasce Caterina (1844-1934)che sposa il Duca Giuseppe Crescimanno da cui Brigida (1870-1950)che sposa Mario Milazzo (1862-1910)da cui Silvio (1903-1982). Da Michele Spadaro (1847-1915)e Biagia Carini nasce Carmelo Spadaro (1904-1970) che sposa Maria Agata Sardo da cui Biagio Spadaro Sardo redattore di quest'albero genealogico. Alessi presidente della Regine siciliana. (il filmato fa riferimento anche a Silvio Milazzo)
Cronaca con l'obiettivo (filmato dell'elezione a Presidente di Silvio Milazzo)553 visualizzazioni8 anni fa
<<il Barone contadino>> così lo chiamavano, affezionatissimo al feudo Noce era il figlio di Mario Milazzo, sindaco di Caltagirone, e della duchessa Brigida Crescimanno, appartenente ad una delle più antiche famiglie nobili della Sicilia. Fu direttore della Cassa San Giacomo di Caltagirone, commissario del consorzio agrario di Catania e segretario provinciale della DC catanese. Venne eletto all'Assemblea Regionale Siciliana nella I (1947-1951), II (1951-1955) e III (1955-1959) legislatura con la Democrazia Cristiana e fu assessore ai lavori pubblici nel I e II governo regionale, all'agricoltura nel III, IV, V e VII, e alla sanità nel VI. Nel 1955 fu eletto in aula presidente della Regione, ma rifiutò la carica, perché non era stato designato dal suo partito. Ecco la vera storia della nascita dell'Unione Siciliana Cristiano Sociale Silvio Milazzo, compagno di partito, amico e compaesano di Mario Scelba, entrambi figliocci di Don Luigi Sturzo, era un convinto assertore dell'indipendenza della Sicilia che avrebbe voluto annettere agli U.S.A. come rappresentato nel chiuso di quattro mura a Robert Kennedy durante la sua visita a Palermo. Amico della famiglia Milazzo era il comm. Domenico Guarnaschelli già titolare di autorizzazione per la gestione di casa da gioco a Tripoli, quando tutta la Libia era chiamata “quarta sponda d’Italia”. Il Guarnaschelli si adoperò con successo per aprire un casinò a Taormina, in ciò appoggiato da Silvio Milazzo e da altri Deputati regionali della D.C., contro l'ordine della Segreteria Nazionale della Democrazia Cristiana. La vita del casinò entrò nella leggenda anche per i nomi di grandi personaggi dello spettacolo che lo frequentarono e diede a Taormina un tocco magico in più. il casinò di Taormina Numerosi furono all’epoca gli articoli apparsi sulla stampa nei quali si sosteneva il buon diritto di Taormina, capitale del turismo siciliano,ad avere un casinò. La ribellione all'ordine impartito dalla Segreteria Nazionale della D.C., ne avrebbe causato l'espulsione, per cui l'On. Silvio Milazzo, supportato dai suoi colleghi dissidenti fondò il partito dell'<<Unione Siciliana Cristiano Sociale>>, che ebbe un gran successo ed il 30 ottobre 1958,venne eletto Presidente della Regione siciliana con i voti, all'Assemblea regionale siciliana, dei partiti di destra e di sinistra, contro il candidato ufficiale del suo partito, Giuseppe La Loggia, indicato dai vertici nazionali della DC, allora guidata da Amintore Fanfani. Silvio Milazzo, esponente dell'autonomismo più esteso, era in contrasto con l'indirizzo fortemente accentratore impresso all'organizzazione della DC da Fanfani, allora anche presidente del Consiglio[4], mentre la posizione del presidente della Repubblica Gronchi sembrava di maggiore sostegno all'esperimento[5]. Alla prima giunta Milazzo parteciparono insieme esponenti del PCI e del MSI, alleati «in nome dei superiori interessi dei siciliani», dissero il segretario regionale del PCI Emanuele Macaluso (che aveva avuto il via libera da Palmiro Togliatti) e il capogruppo all'ARS del MSI Dino Grammatico, con il consenso di Giorgio Almirante[6]. Emanuele Macaluso P.C.I.- Gaetano La Terza M.S.I. Silvio Milazzo fu subito espulso dalla DC, e la Chiesa cattolica fu fortemente critica con l'operazione e nell'aprile 1959 il Santo Uffiziorinnovò la scomunica ai comunisti estendendola a coloro, come il movimento di Milazzo, che si alleavano con loro e pochi mesi dopo, alla vigilia delle elezioni regionali, l'episcopato siciliano invitò espressamente a non votare per l'USCS[4]. A seguito della scomunica, la primogenita di Milazzo, convittrice in un collegio di suore subì delle angherie, vendone prelevata dai familiari. Milazzo, dopo le elezioni regionali del giugno 1959, dove il suo movimento ottenne 10 deputati all'ARS, il 12 agosto 1959 formò una seconda giunta, in cui però non entrò il MSI, che tornò all'opposizione, insieme alla DC. Questa seconda giunta ebbe un sostegno variegato intorno all'USCS, alle sinistre, ai monarchici, ai vertici di Sicindustria, allora guidata da Domenico La Cavera, che già aveva rotto con Confindustria, fino ad esponenti vicini alla mafia. Gli ideologi in quella fase furono Ludovico Corrao ed il deputato nazionale Francesco Pignatone[8]. Questo breve secondo mandato di Milazzo alla guida della Regione, entrò in crisi per uno scandalo, con un tentativo di corruzione organizzato da due deputati, uno del PCI (Vincenzo Marraro) ed uno dell'USCS (Ludovico Corrao), denunciato da un deputato della DC, Carmelo Santalco, cui furono promessi 100 milioni per votare a favore della giunta, conversazione che lui registrò[9]. La crisi si concluse nel febbraio 1960, quando un esponente del suo movimento, Benedetto Majorana della Nicchiara, fu convinto dai maggiorenti della DC ad accettare la carica di presidente della Regione, in una maggioranza di democristiani, liberali e monarchici, con l’appoggio esterno del MSI. Milazzo nel 1962 si dimise anche da deputato regionale. L'USCS si sciolse dopo le elezioni regionali del 1963. Profondo conoscitore del mondo rurale, fu amato non solo dai contadini che operavano nel feudo Noce, ma anche da tutti i dipendenti della Regine Siciliana e dell'Assessorato Agricoltura e Foreste, al punto tale, che si auto tassarono per pagargli un'ingiunzione della Corte dei Conti al pagamento di circa cinquecento milioni di lire, per delle assunzioni presuntivamente illegittime. Chi scrive gli sarà sempre grato nel ricordo dei preziosi insegnamenti che gli sciorinava durante le centinaia di ore trascorse in macchina viaggiando da Caltagirone a Palermo e viceversa e nel corso delle rituali soste in ben determinati ristoranti dove veniva festosamente accolto con "Voscenza benarica anorevole". Grazie zio Silvio ti porterò sempre nel mio cuore. Con riserva di pubblicare il seguito che riguarda il sequestro che subì in famiglia, i suoi rapporti con Mario Scelba, l'uccisione del suo autista ed il contesto in cui si svolsero i fatti. Di seguito la genesi della parentela del titolare di questo sito Direttore avv. Biagio Spadaro Sardo con il Presidente della Regione Siciliana On. Avv. Modesto Sardo Consigliere di Stato ed i tratti salienti della sua carriera politica: In origine erano tre fratelli 1)Notaio Luigi Sardo 2)Don Pasquale Sardo 3)Don Francesco Sardo. Dal Notaio Luigi Sardo sposato Cocuzza è nato Modesto Sardo. da Don Pasquale Sardo sono nati tre figli: Gabriele, Gaetano, Paolo. da Gaetano Sardo e Donna Agatina Cocuzza sono nati 7 figli: Emanuela, Pasquale, Giovanna, Ignazia, Paolo, Gabriele e Maria Agata madre del redattore di quest'albero genealogico Direttore Biagio Spadaro. Pertanto su detti 7 fratelli sono parenti in 2° grado con il Presidente Modesto Sardo, mentre il Direttore Biagio Spadaro e suo fratello Dott. Benedetto Spadaro unitamente a tutti i figli dei 7 fratelli su detti, ne sono parenti in 3° grado. (Da integrare) Modesto Sardo (foto del 02.04.1984) Modesto SardoDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Modesto Sardo (Mineo, 1º settembre 1929 – Catania, 1991) è stato un politico italiano. Biografia[modifica | modifica wikitesto]Avvocato, da giovane si impegna nell'Azione cattolica. È stato poi consigliere dell'amministrazione provinciale di Catania. Nel 1963 viene eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana, nella lista della DC nel collegio di Catania. Vi resterà per cinque legislature. Dal 1967 al 1969 è assessore all'Agricoltura, fino al 1970 al Turismo. Nel 1980 torna al governo, come assessore alla Cooperazione. Viene eletto presidente della Regione il 21 marzo 1984 e resterà in carica fino al 1º febbraio 1985. Nel 1986 si ricandidò per tentare l'elezione al Senato, non riuscì nell'intento e si ritirò dalla politica. È stato magistrato del Consiglio di Stato.
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